PAOLO CAMPOSTRINI | Luca Dall'Olio
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PAOLO CAMPOSTRINI

LE CITTÀ INVISIBILI

Le "città invisibili" non è che non si vedano. Esistono, stanno al loro posto di vecchie città reali, soltanto che occorre guardarle in un certo modo perché inizino a trasfigurarsi. Ci vuole tempo e occhio. Poi eccole apparire. Cambiano i colori, spostano le loro architetture e iniziano a sognare di essere altrove. Non serve leggere Calvino e le sue città invisibili , oppure sì, solo che non basta. Ad esempio Luca Dall'Olio , che dipinge e scolpisce praticamente da quando è venuto al mondo, ha illustrato proprio uno dei tanti meravigliosi libri del barone rampante della nostra letteratura, "Marcovaldo". E poi ha fatto tante altre cose, partendo dalla sua Chiari, vicino a Brescia e girando il mondo. Come essere chiamato alla Biennale a Venezia nel 2011 o costruire il grande mosaico di 20 metriquadri che illumina la stazione della metropolitana romana a Villa Bonelli. Ma lui dipinge città invisibili, ecco cosa fa soprattutto. Sono luoghi dell'anima ma non perché stiano dentro di noi, anzi, se ne stanno fuori ma dopo essere stati visti in un certo modo appaiono come tutti abbiamo, almeno una volta nella vita, immaginato che fossero. Così Brescia diventa una cascata di chiese e piazze giù dalla collina del castello. E Bolzano un duomo come può apparire dopo aver fissato per troppo tempo il sole, architettura così chiara che non sembra mai aver passato notti fredde. E  Capri e il nostro sud , nei suoi dipinti, provano a diventare come sempre abbiamo creduto che potessero essere le isole dei Feaci o gli approdi di Giasone. Dunque paesaggi e città che diventano sogni ma solo perchè Dall'Olio li ha realmente visti e ha tanto letto e viaggiato e , in fondo, quello che dipinge è il mondo così come è passato attraverso i rimpianti, gli amori e le illusioni di una vita.  Le sue architetture apparentemente utopiche, con raffinate venature naif come i volti ieratici che le accompagnano, sono il suo segno. Tra colori senza sfumature e contorni da frate certosino. Da tempo poi scolpisce. E fotografa. Quasi, con quest'ultima esperienza, a volersi rassicurarsi che quello che vede è vero e non è solo stato sognato. Si è diplomato a Brera, Dall'Olio, e dice di ispirarsi all'espressionismo di confine di Ludwig Kirchner o alle architetture di Hudertwasser. In realtà c'è molto altro nei suoi blu cobalto o nei gialli e negli arancione accesi dai tramonti avvenuti in chissà quale sogno. Come se una vita giocasse a guardia e ladri con la realtà. (c.)

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