ALBERTO D'ATANASIO
DELL'ANIMA IL PAESAGGIO
Ci sono Artisti che non dovrebbero dipingere, né scrivere poesie, né comporre brani musicali. Qualche anno fa, a tre primati chiusi in altrettante rispettive gabbie diedero da mangiare entro tempi stabiliti; quando si accendeva una luce era tempo di pranzare o cenare, tutto a orari prestabiliti. A una quarta scimmia furono dati gli stessi orari, lo stesso ambiente, gli stessi cibi, ma aveva pennarelli gessi e carta per disegnare. Passò del tempo e le prime tre scimmie si abituarono agli orari, per cui prima ancora che la luce si accendesse si disponevano davanti alla porta che permetteva alle ciotole di entrare nella gabbia. La quarta scimmia disegnò e riempì fogli a non finire e cominciò a non rispettare gli orari, saltava il cibo e mangiava quando ne sentiva il bisogno e non quando la luce s’accendeva. Non ebbi modo di leggere le dispense successive a quella in cui si descrivevano gli inizi dell’esperimento, pensai che l’aver stimolato la creatività nella quarta scimmia aveva provocato il desiderio di soddisfare anche quei bisogni che superavano quelli primari del mangiare e bere. La scimmia aveva sviluppato un comportamento indipendente e anticonformista. La creatività e l’arte rendono liberi e donano la capacità di dare ascolto ai bisogni che esulano dalla sfera materiale. Gli artisti sono talvolta persone per natura rivoluzionarie perché mal si adeguano a ciò che è regola imposta e predisposta da altri. Gli artisti sono liberi e spesso inconsapevolmente pretendono di essere liberanti per quanti vogliono ancora provare ad emozionarsi e percepire sensazioni, passioni, voglia di vivere col cuore e con la ragione dei sentimenti. È così che voglio immaginare Luca Dall’Olio e il suo fare arte, ricordando quando ho aperto un suo catalogo e ho conosciuto i suoi paesaggi, i suoi cieli stellati, la sua metafisica tra una coscienza da ragazzo e la malinconia dell’uomo che sentendo il tempo segnare la materia prova ad illudersi che con l’arte, oltre a sovvertire le abitudini, si possa anche rallentare la corsa di Crono e colorare infine le fisionomie dell’anima. Le immagini di Luca Dall’Olio hanno la capacità di unire forma e colore in maniera armonica, non è figurativismo astratto il suo, ma pura volontà di superare la rappresentazione come mera produzione dell’artificio artistico personale. Per Luca, il dipingere i suoi paesaggi e le città antropomorfe ha due aspetti essenziali: il soggetto rappresentante e l’oggetto rappresentato. Entrambi esistono soltanto all’interno dell’immagine che quest’artista costruisce, come due entità che si equilibrano, tanto che non può esistere nella lettura dell’opera di Dall’Olio una percezione del soggetto senza oggetto. L’oggetto esiste perché vi è un soggetto che lo prende in considerazione nella rappresentazione e così il soggetto prende coscienza di sé proprio tramite il suo rapportarsi con gli oggetti. È un concetto questo che è parte integrante della filosofia estetica di Schopenhauer, ma se nel filosofo tedesco oggetto e soggetto sono sullo stesso piano, nella elaborazione filosofico estetica di Dall’Olio l’oggetto rappresentato permette di percepire il soggetto e di raffigurare l’idea ispiratrice nella sintesi mirabile tra forme linee e colore. Per cui non c’è la causalità di Schopenhauer e di Kant nella disposizione delle forme nei dipinti di quest’artista, l’oggetto è l’agire che ferma il tempo e permette di percepire lo spazio. Nei quadri di Luca Dall’Olio si fondono i concetti di fenomeno e noumeno. Se il fenomeno è il prodotto della nostra coscienza, cioè il mondo come ci appare mediante le forme a priori dell’intelletto (tempo, spazio, causalità), mentre il noumeno è la cosa in sé, fondamento ed essenza vera del mondo. Nel dipinti di Luca la rappresentazione diviene sintesi di sogno, illusione diurna, realtà passata che torna a rivivere attraverso i ricordi e i sentimenti che l’opera suscita nell’osservatore. Gli oggetti sono testimonianza di un tempo che è stato, quasi che il quadro non sia altro che la testimonianza reale di un evento misterioso che non può avere parametri se non quelli della fantasia e dei sentimenti. La realtà si percepisce attraverso il sogno altrimenti la malinconia, invece di essere premessa della creatività, diviene tristezza e alienazione, conformismo e dipendenza dal tempo e dai tempi. Così i cieli stellati non sono notturni ma simboli di rinascita così come è rinascita ogni stella. Il cielo blu è rappresentazione del tempo passato mentre la stella è la dea che permette di irradiare il passato nel futuro rigenerandoci nella parte migliore. Dall’Olio viene a dirci che ogni giorno è davvero un giorno nuovo e che non conta ciò che siamo stati ma ciò che siamo e vorremmo essere finché sarà. Le colonne sono tracce di un passato che è divenuto storia, sono anche la presenza degli dèi che hanno lasciato un mondo in cui l’uomo ha preferito l’afonia dei sensi e la conformità dei sentimenti all’unicità dell’anima. Nei dipinti si notano case che si raggruppano in castelli o castelli che sembrano case raggruppate, non c’è figura umana se non nei simboli o in parvenze allegoriche. Il fondo è quello della psiche, lo spazio è quello di Anima e la luce pervade gli oggetti, persino le ombre non denotano una sorgente luminosa, semplicemente definiscono la coscienza che è lo spazio è reale e la luce non è surreale ma mistica. È nelle ombre che Luca Dall’Olio dipinge la chiave di volta che conferma ed evidenzia le riflessioni descritte fino ad ora. Le ombre infatti, non attestano la presenza del sole, ma sono coscienza della luce che scaturisce dalla mente e dal cuore dell’uomo, è quella luminosità che si irradia dalla ragione dei sentimenti e chiarisce il tempo passato per ognuno perché possa essere migliore il tempo a venire. Quasi che con le ombre mistiche più che metafisiche di Luca Dall’Olio, si raggiunga felicemente la sintesi tra lo spazio in cui Giotto mise la manifestazione di Dio secondo la nuova teologia di Francesco d’Assisi, e l’universo tutto d’oro e luminoso dei pittori medievali per cui il Dio era manifestazione luminosa assoluta senza possibilità di avere ombra alcuna. In Luca l’ombra non è solo presenza di uno Spirito, né una evidente assenza di luce e quindi presenza di un demone come esprimevano Buoninsegna o Cimabue con l’aura dimensione in cui la negazione della ombra e la presenza di uno spazio dorato definiva in dogma l’emanazione di Dio per l’uomo. La luce che pervade le opere di quest’artista è la luce che scintilla in noi fin da bambini, non ha bisogno né di tempo, né di tempi, né di teorie, né di essere soddisfatta da bisogni primari, la luce che esprimiamo con la creatività. Una creatività che per gli artisti, è evidenza del vivere, per questo gli artisti non possono essere conformi a niente e a nessuno, per questo erano considerati “sovversivi”, gente da tener lontano perché si occupano di dipingere, scrivere poesie, e comporre brani musicali. Luca Dall’Olio non dovrebbe dipingere, né quelli pari a lui dovrebbero dipingere, scrivere poesie, comporre brani musicali, perché con questo modo di fare arte si permette di riscoprire quella luce che squarcia il buio del sonno e permette ancora di sognare. Ma a cosa può servire sognare, commuoversi e connettere il cuore con la mente in un mondo come questo in cui prevale l’afonia dei sensi? La filosofia estetica di Dall’Olio fa riconsiderare il nostro tempo e i nostri tempi, e svestire il nostro essere dalle nefandezze di un mondo mercantile che ci dona luci sfavillanti insieme a vuoti miti. Ci fa capaci di rompere i conformismi con la forza lieve e interiore delle emozioni e, come il primate dell’esperimento, attraverso la creatività riesce a prendere forza la ragione dei sentimenti e di questa si sente finalmente l’urlo o il canto e talvolta la sua scomoda presenza e si ha il coraggio di disobbedire a chi ci vuole muti, incolori e convenzionali. Artisti come Luca dall’Olio non dovrebbero fare arte perché fanno riscoprire più la vulnerabilità di chi non può essere conforme a nessun coro e a nessun gregge, più vulnerabile sì, ma magnificamente unici e capaci di vivere la vita. Luca ci dona il suono dell’anima e i colori dei ricordi, i nostri ricordi più belli.