PAOLO LEVI
PAESAGGI
I paesaggi di Luca Dall’Olio nascono da un fervore fantasioso, da un gusto particolare per il colore che si diffonde su tutta superficie del supporto in stesure fluide, dense, vibratili e del tutto inedite. Il disegno configura con nettezza un universo onirico, dove le forme della natura e delle costruzioni immaginose sono riportate a una dimensione geometrica primaria, semplificata, volutamente antidecorativa, e di immediata decodificazione. In questa pittura gioiosamente variegata, è la superficie del visibile quella che conta, mentre è arduo ritrovare i significati simbolici sottesi a questi accadimenti metaforici, che sono forse da interpretare come parabole. In verità, Luca Dall’Olio non è pittore di atti gratuiti, e il suo andare per immagini nulla ha da spartire con l’improvvisazione. Egli medita sull’esistente e tramite la bellezza sofisticata delle sue cromie, racconta la condizione umana, presentata in una chiave poetica che si sposa con un sottile avvertimento morale, che solo l’osservatore attento può captare all’interno di questi sapienti gioielli compositivi. Inoltre, chi guarda deve saper cogliere la preziosa valenza di una poetica visiva che si basa sui rapporti tonali, sull’impasto dei pigmenti, sui contrasti segnici delle volumetrie, sulle tracce volatili e volubili di un’immaginazione capace di raccontare quello che di solito si vede solo nei sogni. In molte di queste opere la tavolozza seleziona una cromia di predominanza, condizionando le altre tramite le assonanze delle variabili tonali e le dissonanze dei colori complementari, éOh effetti di freschezza e dinamismo, malgrado la staticità dell’impianto scenico, che sembra immerso in un’atmosfera artificiale, senza vento, e in un silenzio profondo. Questo dato è particolarmente evidente nelle Notti mediterranee, un concertato di blu e di verdi, dove le presenze gialle e alonate della luna e delle stelle su un cielo sontuoso, corrispondono ai brevi tratti di bianco spumoso che corrono sulla superficie del mare. In questa raffigurazione sono presenti tutti gli elementi paesaggistici evocabili a partire dal titolo: ruderi di colonne greche, pini marittimi, un faro che divide nettamente in due parti la veduta con una lunga scia orizzontale di luce gialla, alcune costruzioni con il tetto aguzzo, che ricordano le forme dei campanili e delle chiese di paese. Del tutto insolite, poi, sono le titolazioni spesso felici, ma di colta enigmaticità, che l’artista appone ai suoi lavori: Dai convinciti che è così, rappresenta non solo un paesaggio verde con castelli rossi, ma forse anche una narrazione interrotta, o lasciata in sospeso, per riprenderla un’ altra volta, magari popolandola di inusitate situazioni immaginifiche. Celato anche il senso di Non ricordo chi sei … forse, un momento autobiografico si direbbe, e comunque una bella rappresentazione marina, un’istantanea della memoria, avvolta dal tepore dolce di un evento felice, una cristallizzazione del tempo e dello spazio in un gioco tutto mentale, dove il passato si è disteso in una rivisitazione gentile e idealizzata. Quando il desiderio correva nel sangue, è infine un’intensa sinfonia di rossi e di aranciati che disegnano un paesaggio collinoso spezzato da un corso d’acqua squillante di azzurro, dove si fronteggiano due costruzioni, una fortezza austera e un castello con le finestre illuminate: potrebbe essere l’allusione, suggerita dal titolo, a un maschile e a un femminile che si fronteggiano, o all’amore tout court, quello che vale per tutti, l’universale ribollire del sangue che prelude alla vita e alla felicità.