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Elisa Mandarà

ELISA MANDARÀ

PER UNA CARTOGRAFIA DEI SOGNI

- Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno.

– Van Gogh

Ogni artista intinge il pennello nella sua anima e dipinge la sua stessa natura nelle sue immagini.

– Henry Ward Beecher

Il colore è un potere che influenza direttamente l’anima.

– Kandinsky


Viaggia lungo un vivido registro immaginifico Luca Dall’Olio, tracciando sulla tela una sontuosa cartografia potentemente onirica, eppure prendibile, in virtù della forza comunicativa dei suoi innumerevoli racconti visivi.

Sono infatti riconoscibili i nuclei caldi che animano di verità il fuoco dell’ispirazione del pittore, che compone articolato un universo poetico ove ha ragione d’essere anzitutto il Paesaggio, declinato nella fascinazione di vedute-visioni naturalistiche o di meravigliati Paesi incantati, situazioni visive nelle quali l’artista innesta la frequenza di intermittenze del sogno. Ciò accade poi, in esplicitezza di tema, nella partitura delle Notti di sogno, ove i riferimenti col reale si fanno ancora più rarefatti, ancora più mediati dalla florida fantasia visionaria di Luca Dall’Olio.

Si dispiegano in una gamma ricca policromatica scenari contrappuntati da titoli che immediatamente li acquistano alla sfera intimista, in auscultazione nitida a un io lirico, che traspone in arte emozionali malinconie, illusioni, speranze, ma anche, e con timbro deciso, un’elegia felice della vita e dell’amore.

Una costante subito rilevabile, in seno all’ampio corpus della produzione dell’artista, è la sua attitudine a creare situazioni irreali – lo dice già l’innaturalismo cromatico, assieme alla fantastica inserzione di elementi narrativi reciprocamente disgiunti, nei piani logici del reale, eppure tangibili, originali e straniate, ma al contempo riconoscibili quasi empaticamente, situazioni in cui il fruitore viene chiamato partecipe, coinvolto a livello emotivo. Una magica e poetica impossibilità d’essere ammanta d’un’aura sognata ogni tela, che respira dell’enigma ma anche d’una magica familiarità, che rende credibile, riconoscibile questo mondo squisitamente pittorico.

Nella silloge breve quanto intensa, che Dall’Olio esita oggi per la bella mostra siciliana presso la Catania Art Gallery, emerge uno dei versanti essenziali della poetica dell’artista, quello favolistico.

Condotti nell’olio in combinazione all’acrilico, beneficiando del preziosismo della foglia oro, i dipinti sono connotati da una visibilità netta del segno, che lineare definisce la silhouette delle cose, simulacri di edifici dalle finestre spalancate su acque e cieli, plaghe immaginarie d’un cosmo soprareale, alberi quali correlativi oggettivi di una vegetazione appena allusa, colonne e prosceni di templi memori d’una classicità sempre pulsante nella linfa genetica della cultura occidentale. Dilata la vista la balaustrata metaforica di malinconia, e sono solari le tinte impiegate, mentre ripiegano in un regesto di blu e verdi i toni raffreddati nei notturni, in cui s’acuisce forse il senso di mistero di questo lungo sogno vigile di Dall’Olio.

È favola. Ma sorvegliatissima favola, se la si consideri sul piano estetico, che nulla tiene di naïf, poiché ogni paesaggio, ogni opera di Dall’Olio risponde a una poetica coerente, in cui la realtà inventata diviene ‘normalità’ di visione, poiché legittimata in un linguaggio unitario ed in un cosmo pittorico coeso, in cui il sogno ha una funzione di recupero della gioiosa panica partecipazione all’esistere.

Trentaquattro i lavori in mostra, che possiamo articolare in cinque movimenti, in altrettante ripartizioni dei soggetti, salva l’unità stilistica del complesso dei lavori.

È affidata all’Oro l’ouverture del percorso, sostanziata da quattro inediti firmati nel 2018, connotati da una mirabile sintesi e da una estensione elegantemente breve di tinte, esaltate dall’oro del fondo. Sono rappresentazioni in cui la misura temporale è stata azzerata, in cui è più sensibile il silenzio delle atmosfere, laddove è composita la misura spaziale: asseconda direttrici prospettiche libere Per arrivare da te…, mentre è ieratica la frontalità dei due omaggi aperti all’Isola e a Catania, Sicily, con le sue vestigia erette e crollate a segnare i secoli di nobili passati, e Sant’Agata, splendida per la felicità della composizione, e di Paese incantato, che ricorre a un linguaggio geometrizzante, velatamente memore delle icone bizantine.

Risponde a una ricercatezza di gusto, che non cade però nel mero decorativismo, il ‘trittico’ che compone Labirinto d’amore. In questo secondo movimento Dall’Olio enfatizza il reticolato geometrico e curvilineo, germinazioni che Dall’Olio coglie quali frutti che s’affacciano alla coscienza, quasi a rimarcare l’irruzione dell’irrazionalità, dell’inconscio nel processo creativo, che interessa il pittore-poeta in una liberazione spirituale ed espressiva.

Più corposa si delinea la collezione dei Paesaggi, nella terza sezione, ai quali il pittore affida la riconoscibilità prima del proprio specifico. È qui più tangibile l’area culturale alla quale può essere ricondotta la misura di Luca Dall’Olio, che ha dichiarato una vicinanza ideale all’espressionismo (in particolare a Ernst Ludwig Kirchner), ma che con più riferimenti potremmo inquadrare in area surrealista.

Istanze precise discendono al pittore anche dai maestri della Metafisica, dei quali Dall’Olio ha certo guardato alla sospensione temporale nelle immagini, al silenzio, alla immobilità, al mistero che è intrinseco a ogni visione, pure reale, purché la si guardi adottando forme desunte dal repertorio del fantastico e dell’irreale. È del resto pittura che va “al di là della fisica”, quella di Dall’Olio, che sa ricreare un clima di silente magia, ove non c’è spazio per il dramma né per l’azione, ove il viaggio estetico e poetico dell’artista è completamente proteso alla ricerca del meraviglioso.

In una libera resa delle relazioni prospettiche, trascegliendo spesso la bidimensionalità spaziale, Dall’Olio distribuisce le luci e dispiega la sua maestria di brioso colorista. Un quid di primitivismo informa la sua figurazione, che non indugia nel dettaglio, inquadrando piuttosto la complessità di volumi e oggetti, spesso decontestualizzati, come il discorso surrealista indica, cosicché l’oggetto effigiato potenzi le sue valenze allusive, poetiche, in rinnovate associazioni.

In questo senso Dall’Olio, che vive appieno la sua contemporaneità, come conferma la sua versatile creatività, in cui trovano spazio ed efficacia di resa una fotografia asciutta e una scultura essenziale, ha tesaurizzato la grande tradizione, non solo quella primonovecentesca, ma anche quella romantica, per la sua valorizzazione dell’idealismo e dell’inconscio, questo percepito quale medium privilegiato per l’esaltazione del soggettivismo, ma anche come emporio e matrice di richiami simbolici.

Un ideale ritorno alle origini pulsa nella vis fantastica di Dall’Olio, una volontà di liberazione dell’io, una ricerca serena di spiritualità, istanze che, coi dovuti distinguo, ascendo- no a Rousseau, a Gauguin, a Kandinsky.

In una compenetrazione osmotica tra dimensione onirica e realtà, i quadri sono irradiati da un luminismo acceso, innaturale, e saturati da un colore irreale, che concorre alla sublimazione mitica delle presenze, ed in particolare delle figure umane, nella sezione deiPaesaggi con figure, innestati in atmosfere evocative d’una misura altra, mentale, parallela, ove il reale è scomposto e ricomposto secondo moduli puramente fantastici.

Il territorio magico della fiaba sovverte l’ordine logico delle cose, ne attenta al principio d’identità, ne disordina l’evidenza, in risposta a una rivendicazione assolutamente soggettiva della visione.

Anche qui i titoli assegnati dal pittore costituiscono una mappa d’accesso alle opere, sintomatica della mescidazione tonale, quando si contemperi una varietà di disposizioni dell’animo, lo si accennava sopra, quali l’amore, la felicità, la tristezza, il dolore, stati che comprendono pure il gioco dell’ironia.

Totalmente immersi nel sogno sono quindi i due notturni del quinto movimento della mostra, Notte di sogno, con una memoria vangoghiana il primo, in sintonia con un gusto Pop il secondo. Anche qui è coerente la poetica di Luca Dall’Olio, che nel fantastico e nell’ignoto trova la strada maestra per squarciare il velo dell’autoinganno e delle certezze esatte apprese, guardando alla stella fissa dell’abbraccio vitalistico al mondo.

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